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Perché è importante controllare i tassi d’interesse in un prestito personale

Negli ultimi tempi, non si fa altro che parlare di tassi d’interesse. D’altro canto, dopo anni di politiche monetarie espansive, volte a limitare i danni della crisi finanziaria del 2008 e quella sanitaria del 2020, le Banche Centrali sono pronte ad un brusco cambio di regia, complice, in primis, l’inflazione, tornata a spirare venti di tempesta dopo oltre un decennio di apparente calma.

L’aumento dei tassi di interesse si riflette, inevitabilmente, anche nel mondo del credito, che inizia già a scontare le future manovre delle banche centrali: contrarre un mutuo o prestito, di conseguenza, sarà più oneroso rispetto agli ultimi dieci anni, anche se, è bene ricordarlo, le condizioni dell’epoca pre-crisi sono lungi dall’essere dietro all’angolo.

I tassi d’interesse esprimono il costo di un prestito: quali sono i più importanti

Basti pensare, ad esempio, agli attuali tassi di sconto della Banca Centrale Europea, da alcuni anni in area negativa per cercare di dare slancio all’economia del “Vecchio Continente”, che – in base alle previsioni degli analisti – dovrebbero diventare “flat” nell’arco di dodici mesi. La preoccupazione, però, sta prendendo sempre più corpo nell’animo dei risparmiatori.

Consci che le condizioni dei prestiti personali non saranno così favorevoli in futuro, cercano di anticipare i tempi e contrarre un finanziamento adesso per evitare di sopportare maggiori oneri tra qualche mese. Una corsa contro il tempo che richiede massima consapevolezza e, soprattutto, una lettura attenta di tutte le voci di costo presenti in un finanziamento, partendo, in primis, dal tasso d’interesse.

Esso rappresenta il costo che il consumatore dovrà sostenere per rimborsare l’ente erogatore ed è, inevitabilmente, il primo parametro da considerare quando si sottoscrive un prestito. Tutti i prestiti, in tal senso, offrono due tipologie di tassi: TAN (tasso annuo effettivo) e TAEG (tasso annuo effettivo globale).

Quale dei due è quello che esprime la maggiore onerosità di un finanziamento? La risposta è abbastanza semplice: il TAEG. Esso, infatti, tiene conto di tutte le spese realmente presenti in un prestito e non solo gli interessi passivi, come accade, invece, nel TAN. Oltre a quest’ultimi, il TAEG comprende anche le spese di istruttoria, le commissioni di addebito della rata, i costi per l’invio per le comunicazioni postali e, qualora fosse stata sottoscritta, la polizza assicurativa collegata al finanziamento.

Prestito a tasso fisso o variabile; cos’è preferibile in un contesto di tassi in aumento

Per capire il significato del TAEG, tuttavia, è indispensabile comprendere cos’è il TAN, che, per quanto ovvio, incide profondamente nella determinazione dell’effettivo ammontare del medesimo. Questo tasso è, in buona sostanza, la parte quasi totalitaria della rata da pagare mensilmente al creditore ed è composta da una “quota capitale” e “quota interessi”: la seconda è più elevata nella prima parte del prestito, mentre la prima tende a salire col passare del tempo.

Un altro dubbio che si pongono i consumatori, soprattutto ora che i tassi sono previsti in rialzo, riguarda la tipologia di finanziamento da sottoscrivere: meglio tasso fisso o variabile? La maggior parte degli analisti è concorde nell’affermare che, come avvenuto nel corso degli ultimi due lustri, sia preferibile l’opzione a tasso fisso: in un contesto di aumento dei tassi, meglio predeterminare la rata sin dall’origine, onde evitare spiacevoli aumenti nel corso del tempo

Il prestito personale, a differenza del mutuo, si caratterizza – salvo particolari casi – per una durata di corto respiro: sottoscrivere un tasso variabile, di conseguenza, espone il consumatore all’elevata probabilità, per non dire “certezza”, di sostenere un maggior onere complessivo.

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