2 facchini a Milano durante la movimentazione di una libreria ancora montata
Casa e Ambiente

Cos’è il Sashimono, l’arte giapponese degli incastri lignei

Quando si pensa all’artigianato giapponese, spesso vengono in mente immagini di ceramiche raffinate, kimono riccamente decorati o giardini zen curati nei minimi dettagli. Ma tra queste meraviglie si nasconde un’arte meno conosciuta e altrettanto affascinante: il sashimono (採物), ovvero l’arte di creare incastri lignei perfetti. Questa tecnica antichissima si basa sulla capacità di unire pezzi di legno senza l’uso di chiodi, viti o colle, affidandosi esclusivamente a incastri studiati al millimetro. La bellezza di questa pratica sta nella sua semplicità apparente, che nasconde un’incredibile precisione e una dedizione quasi meditativa.

Il sashimono non è solo un modo di costruire oggetti, ma una vera e propria filosofia che celebra il rispetto per i materiali e la ricerca della perfezione attraverso il minimo indispensabile. E se ci pensiamo, è un po’ come la vita: a volte, togliendo il superfluo, rimane solo ciò che conta davvero.

Origini e Storia

La storia del sashimono è antica quasi quanto il Giappone stesso. Già nel periodo Heian (794-1185), i falegnami di corte iniziarono a sviluppare tecniche avanzate per costruire palazzi imperiali e templi buddisti, utilizzando legno di altissima qualità. Non si trattava solo di costruire edifici funzionali, ma di creare opere che potessero resistere al tempo, ai terremoti e alle intemperie, incarnando al contempo l’armonia e l’equilibrio tipici dell’estetica giapponese.

Durante il periodo Kamakura (1185-1333), il sashimono si fece largo anche tra i samurai, che commissionavano mobili e arredi per le loro residenze. Ma è nel periodo Edo (1603-1868) che questa arte raggiunge il suo apice. In un’epoca di pace prolungata, le famiglie benestanti e i mercanti iniziarono a decorare le loro case con mobili e oggetti realizzati con questa tecnica, affidandosi a maestri artigiani chiamati sashimonoshi.

Questi falegnami non erano solo tecnici, ma veri e propri artisti capaci di trasformare un semplice pezzo di legno in un’opera d’arte. Creavano scatole da tè (chabako), tavolini e scrigni con incastri così precisi da sembrare scolpiti in un unico blocco. Ogni pezzo raccontava una storia di dedizione e maestria, tramandata di generazione in generazione.

Come Funziona il Sashimono?

A prima vista, il sashimono potrebbe sembrare una magia. Come si fa a unire due pezzi di legno senza colla o chiodi e farli rimanere perfettamente saldi per secoli? La risposta sta tutta negli incastri. I maestri del sashimono progettano ogni pezzo con una precisione millimetrica, creando incastri che si bloccano tra loro come i pezzi di un puzzle.

Tecniche più diffuse:

  • Kigumi (梯組): È forse la tecnica più iconica. Gli incastri a pettine permettono di creare giunzioni resistenti che distribuiscono il peso in modo uniforme, rendendo la struttura incredibilmente stabile.
  • Aikuchi (挨口): Qui parliamo di pura eleganza. Gli incastri aikuchi sono così precisi che non lasciano nemmeno uno spiraglio tra i pezzi. Il risultato? Un aspetto liscio e uniforme, come se i componenti si fondessero insieme.
  • Kumiko (紺紋): Se avete mai visto un paravento giapponese con quelle meravigliose geometrie, avete già ammirato la tecnica kumiko. Si tratta di incastri minuscoli che formano disegni intricati e affascinanti.

La scelta del legno è cruciale. Hinoki (cipresso giapponese), cedro e ciliegio sono tra i legni più apprezzati, non solo per la loro resistenza, ma anche per la bellezza delle venature e il profumo delicato.

Un’Arte che Diventa Filosofia

Dietro al sashimono non c’è solo manualità, ma una vera e propria filosofia di vita. Ogni maestro falegname passa anni a perfezionare la propria tecnica, imparando a “dialogare” con il legno e a rispettarne i tempi e le caratteristiche. Non c’è spazio per la fretta o per l’approssimazione: ogni incastro deve essere perfetto.

Questa attitudine riflette il concetto giapponese di wabi-sabi, la bellezza delle cose imperfette e transitorie. I mobili sashimono non sono solo oggetti, ma compagni di vita che invecchiano con noi, acquistando carattere e raccontando nuove storie ad ogni graffio o segno del tempo.

Il Sashimono Oggi

Forse vi starete chiedendo: ma quest’arte esiste ancora oggi? Assolutamente sì. Anche se i falegnami del sashimono sono meno numerosi rispetto al passato, ci sono ancora artigiani che mantengono viva questa tradizione. Alcuni si dedicano alla creazione di mobili su misura, mentre altri collaborano con architetti e designer per portare il sashimono nell’architettura contemporanea.

Se paragoniamo i mobili realizzati con la tecnica del sashimono ai mobili moderni in compensato o truciolato, la differenza è lampante. I mobili antichi, realizzati con incastri lignei, possono essere smontati e rimontati più volte senza subire danni. Al contrario, i mobili odierni spesso non sopravvivono a un trasloco: i facchini sanno bene che tentare di smontarli e rimontarli può significare la loro fine, con parti che si sfaldano o viti che perdono tenuta; per questa ragione optano spesso per non smontare i mobili e trasportarli ancora montati.

I mobili sashimono, invece, non solo durano nel tempo, ma migliorano con l’età, diventando veri e propri cimeli di famiglia. Il sashimono è più di una semplice tecnica di falegnameria: è una testimonianza vivente della cultura giapponese, un ponte che collega passato e presente. Ogni pezzo realizzato con questa arte ci ricorda che la bellezza risiede nei dettagli, nella pazienza e nel profondo rispetto per i materiali. E forse, proprio in questo approccio, possiamo trovare ispirazione per affrontare la vita con più armonia e consapevolezza.

In foto: Due facchini a Milano della ditta Facchinaggio Milano durante la movimentazione di una libreria ancora montata.

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